Breve storia della Pet-therapybimba pet terapy

Molti sostengono che è dall’era paleolitica che l’uomo utilizza gli animali come coadiuvante alle comuni terapie mediche ma è da circa trentanni che sono state indicati veri e propri percorsi terapeutici.

Nell’Egitto antico al dio Anubis, protettore della medicina, era sacro il cane. Al suo ritorno ad Itaca, Ulisse fu riconosciuto solo dal cane Argo. Molte divinità Sumeri erano affiancate nella cura di malattie da animali. Asclépio, dio greco della medicina si serviva di cani e serpenti.

Il “potere” curativo degli animali è ben sintetizzato dal noto proverbio francese “Langue de chien, serte de medicine” (La lingua del cane serve alla medicina).

Nel 1970, negli Stati Uniti, un ospedale psichiatrico adotta il primo cane, di nome Skeezer, come aiuto per i bimbi, ottendendo risultati veramente incoraggianti. In quegli anni, iniziano anche le prime ricerche etologiche sui primati.

Nel 1987 la Pet Therapy arriva in Italia tramite un Convegno Interdisciplinare, a cui partecipano esperti di fama internazionale, sul rapporto uomo-animali.. A questo, seguirà nel 1991 un convegno internazionale dedicato al tema “Antropologia di una passione”.

Nel 1992, alcuni studiosi australiani dimostrano che i proprietari di animali da compagnia hanno una minore pressione del sangue e livelli di trigliceridi e colesterolo assai inferiori rispetto a chi non possiede animali.

Nel 2001 il Dipartimento di Geratri dell’Università di Saint Luois, degli Stati Uniti, conferma la piena validità della Pet Therapy per molte patologie degli anziani.

(tratto da http://www.lifegate.it/salute/articolo.php?id_articolo=894 -).

Accarezzare un gatto o un cane, la sua presenza e la sua compagnia aiutano a superare disagi fisici e psichici , aiuta a sentirsi meno soli , a diminuire l’ansia e lo stress e riesce a dare sicurezza e tranquillità.

IL CARATTERE DEL BRITISH SHORTHAIR

I British Shorthair sono una razza dal carattere molto particolare tra i gatti. Hanno un carattere stabile che li rende molto adatti come gatti indoor-only, cioè per la vita d’appartamento. Questi gatti sono, infatti, i tipici gatto da interno a pelo corto. Non esigono molte attenzioni, perciò anche se il proprietario dovesse assentarsi per qualche ora questo tipo di gatto non soffrirà di solitudine, poiché ha una tendenza molto spiccata a giocare, anche da solo. I British Shorthair, nonostante la propensione al gioco, non sono iperattivi, sono molto tranquilli e possono anche dormire molte ore al giorno, preferendo stare vicino ai loro proprietari, piuttosto che su di essi. Potrebbero supervisionare le attività di famiglia da un trespolo comodo o forse dal pavimento.

Il British Shorthair tanto è un gatto solido fisicamente quanto lo è psichicamente.

 Il British è molto posato, non si lascia andare a crisi nevrasteniche e non alza la voce, non graffia e non morde per rabbia o per paura (al massimo mordicchia per giocare, ma facendo sempre grande attenzione a non superare i limiti consentiti, e quando mette le zampe sulla faccia del padrone tira sempre dentro le unghie).

Adora stare in compagnia e tende a seguire i padroni per tutta la casa come un cagnolino, sistemandosi spesso sui tavoli o sulle sedie o in qualche posizione da cui abbia la panoramica dei movimenti della famiglia umana.

È un gatto affettuoso, dolce, estremamente legato alla famiglia di cui si sente un componente alla pari.

Il British è più legato ai padroni che alla casa. Si adatta bene ai cambiamenti e ai viaggi. Il cambio di ambiente è anzi un’occasione per esplorare nuovi orizzonti, con la curiosità innata che lo contraddistingue. Il British è anche molto paziente con i bambini e se proprio non ce la fa più, piuttosto che far loro male si nasconde in qualche posto dove può stare in pace per un po’.

(tratto da: Wikipedia)

STORIA DEL BRITISH SHORTHAIR

Il British Shorthair (letteralmente gatto inglese a pelo corto) è il gatto inglese che , grazie all’accoppiamento con il persiano, che ne ha irrobustito la struttura, nel tempo ha conquistato il suo standard diventando un vero e proprio gatto di razza grazie alla selezione e all’allevamento. Sembra che abbia avuto origine ai tempi di Mosé, in territorio Egizio, oppure che discenda dall’originario gatto africano (Felis Iybica) e che, quasi 2.000 anni fa, sia stato portato in Scozia dai Romani. Storia e leggenda non sono ben chiare in proposito.Il British divenne veramente popolare solo dopo la partecipazione alla prima esposizione felina nel 1871 al Crystal Palace di Londra e dopo un esordio particolarmente felice, la sua popolarità calò e si può parlare di allevamento selettivo solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando, per rinvigorire la razza, venne ibridato con il Persiano nell’intento di ritrovare l’ossatura e la struttura originaria.

LO STANDARD

Il British è un gatto di dimensioni medio-grandi. Ha aspetto robusto e sguardo dolce. L’ossatura e la  muscolatura sono forti.

Taglia: il maschio 5-7 kg, la femmina 4-5 kg.

Testa: rotonda con contorni ben arrotondati.

Orecchie: larghe alla base e arrotondate all’estremità, non grandi.

Occhi: grandi, rotondi, di colore intenso e brillante dall’ambra all’arancio, ad eccezione del British colourpoint nel quale sono azzurri e del tabby  che possono essere verdi o arancio.

Corpo: da medio a grande, muscoloso.

Coda: larga alla base e sottile verso la punta, che  è arrotondata.

Zampe: muscolose e con ossatura da media a pesante, piuttosto corte.

Mantello: molto vaporoso, denso e fitto. Non si appiattisce sul corpo dell’animale ma tende a restare sempre sollevato.

Colori: il tipico colore è  il blu, ma può essere di qualsiasi colore, anche colourpoint ,  tabby (il gatto Wiskas) e shaded.

Difetti: Sono considerati difetti non rispondenti allo standard:

  • stop troppo pronunciato tipo esotico/persiano;
  • ossatura debole;
  • pelo morbido, poco folto, lungo;
  •  taglia piccola;
  • occhio giallo o verde nei colori solidi.